50 sfumature di rosa
“Amore, ti sei divertito coi capelli rosa al campo estivo?”
“Sì, un sacco!”, mi dice col suo vocione da novenne, un pelo avanti con lo sviluppo.
“Cosa ti hanno detto?”
“Bah, qualcuno ha apprezzato, però mi hanno detto anche una decina di ‘gay’, due ‘frocio’ e otto ‘orrendo’. “ (Anche nel male riesce a fare il ragioniere).
“Ma come, amore?”, cuore di mamma che collassa… “Sei fichissimo. E poi non ti eri divertito?”
“Sì, sì, ma io mi sono divertito.”
“E cosa hai risposto?”
“A chi mi ha detto che ero gay sono solo andato via, agli ‘orrendo’ anche, mentre a “frocio” mamma, scusa, ma ho fatto il dito medio.”
“Ma figurati se devi scusarti, e come mai?”
“Perché non c’è niente di male a essere gay, non lo sono, ma se lo fossi sarebbe uguale…. mentre ‘frocio’ è un insulto ed è una parola che non dovrebbe esistere. Se una persona è gay perché dovrebbe essere insultato per il solo fatto di esserlo?”
“Hai ragione. E ‘orrendo’, invece?”
“Mah, quello me lo dicevano delle bambine con i capelli tinti di verde che dicevano che il rosa era un colore da femmine e che dovevo farmeli blu… e questa frase è così scema che non ho nemmeno risposto e sono andato a insegnare a nuotare a una bimba che aveva paura dell’acqua.”
“Sei proprio bravo, amore.”
“Grazie, mamma. Comunque l’anno prossimo, se ho una bella pagella, li rifaccio, posso?”
“Certo!”
E niente, finché la libertà d’espressione sarà giudicata, non andremo mai da nessuna parte. O forse sì, fin tanto che ci sarà qualcuno che se ne frega degli stereotipi e ha il coraggio di essere se stesso.
[Mauri @ Dis-ordinary Family]